Sentiamo l’esigenza di porre a noi stessi una domanda: è stata utile alla città la nostra partecipazione in questi quattro alla sua amministrazione?
Non sono stati anni facili: governare è sempre una sfida difficile e lo è di più per la sinistra, perché ha nel DNA la volontà, il bisogno di trasformare l’esistente verso il meglio e l’esistente fa tanta resistenza…
E tanto più difficile è stato tenere insieme le diverse anime del centrosinistra. In questi anni la società italiana ha visto accrescersi la propria fragilità, le differenze sociali ed economiche, l’incertezza del futuro. Il forte ed articolato tessuto sociale che, in particolare nella nostra regione e a Bologna, ha dato speranze e riferimenti a tutte le componenti sociali si è progressivamente indebolito e molti si sono sentiti soli di fronte ad una società spesso avvertita come ostile. Le parole e le idee hanno cambiato senso, cavalcate troppo a lungo e spesso senza pudore da una destra aggressiva che ha alimentato l’egoismo e il particolarismo, fino a trasformarli nel motore che l’ha portata a vincere largamente le ultime elezioni nazionali fino addirittura ad escludere la sinistra dal Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica.
Ora nel centrosinistra e nella sinistra stessa ci sono due reazioni opposte: da un lato la tentazione di inseguire per non perdere consensi, ad esempio un’idea di sicurezza che si nutre di paura del diverso, dall’altro quella opposta: negare il problema, senza dare risposte alle profonde domande che pure nelle persone restano e suppurano, disgregando il tessuto sociale se non vengono ascoltate e affrontate.
Di qui un conflitto che ha segnato, e non dobbiamo nascondercelo, i momenti più discutibili di questa esperienza di governo. Si sono accentuati i conflitti fra le diverse componenti della città e si è diffuso un senso di impotenza derivante dalla mancanza di una chiara, coerente e condivisa linea di azione, che intrecciasse strettamente le ragioni dell’integrazione sociale e della convivenza con quelle del diritto dei cittadini a fruire serenamente della loro città. Chi ci credeva ha spesso sofferto e ingoiato qualche rospo.
Ma per fortuna in tanti casi abbiamo superato queste differenze: è successo quando siamo stati tutti capaci di non perdere di vista il fare, ma un fare di sinistra, quello che, poi, lascia la realtà migliore di quanto l’aveva trovata. È successo quando siamo rimasti (quasi) tutti lì, a scontrarci sulle differenze fino a tirar fuori l’idea giusta, e nessuno ha “rovesciato il tavolo” o lo ha abbandonato: i risultati si sono visti. Come quando per tutti gli abitanti di via Casarini, dopo un passaggio a Villa Salus, è stata trovata una soluzione abitativa stabile e sicura, creando integrazione.
Insomma siamo i primi a non negare che la convivenza in questa maggioranza è stata difficile. Ma non c’è rappresentanza efficace delle classi popolari e difesa delle loro condizioni di vita e di lavoro al di fuori del perimetro del centro sinistra: il migliore e più armonico governo di centro destra non può che rappresentare interessi, ideologie, valori antitetici. E questo vale per Bologna come per il Paese: la destra reazionaria ha già alzato la testa e quasi quotidianamente assistiamo a pestaggi a immigrati, di gay, mentre l’omicidio di Verona viene definito dal Presidente della Camera Fini (altro regalo delle elezioni) “meno grave” che bruciare bandiere; i primi provvedimenti di politica economica e sociale, annunciano una stagione di attacco allo stato sociale e di ingiustizia sociale; si ri-materializza il fantasma di una stagione parlamentare di nani e ballerine.
E a Bologna, mentre critichiamo le manchevolezze di questa Amministrazione, non dobbiamo dimenticare l’arroganza dello stile amministrativo del centrodestra, durante il “regno Guazzaloca”: la noncuranza nei confronti dei Quartieri e delle loro istanze, l’imposizione delle indimenticabili “Gocce” nel cuore di Bologna, lo scippo alla città e il “regalo” ai privati della Sala Borsa, una politica urbanistica che ha stracciato il piano regolatore concedendo permessi di costruzione in ogni spazio vuoto del territorio, la deregolamentazione del traffico, e potremmo continuare a lungo...
Invece:
Non sono stati anni facili: governare è sempre una sfida difficile e lo è di più per la sinistra, perché ha nel DNA la volontà, il bisogno di trasformare l’esistente verso il meglio e l’esistente fa tanta resistenza…
E tanto più difficile è stato tenere insieme le diverse anime del centrosinistra. In questi anni la società italiana ha visto accrescersi la propria fragilità, le differenze sociali ed economiche, l’incertezza del futuro. Il forte ed articolato tessuto sociale che, in particolare nella nostra regione e a Bologna, ha dato speranze e riferimenti a tutte le componenti sociali si è progressivamente indebolito e molti si sono sentiti soli di fronte ad una società spesso avvertita come ostile. Le parole e le idee hanno cambiato senso, cavalcate troppo a lungo e spesso senza pudore da una destra aggressiva che ha alimentato l’egoismo e il particolarismo, fino a trasformarli nel motore che l’ha portata a vincere largamente le ultime elezioni nazionali fino addirittura ad escludere la sinistra dal Parlamento, per la prima volta nella storia della Repubblica.
Ora nel centrosinistra e nella sinistra stessa ci sono due reazioni opposte: da un lato la tentazione di inseguire per non perdere consensi, ad esempio un’idea di sicurezza che si nutre di paura del diverso, dall’altro quella opposta: negare il problema, senza dare risposte alle profonde domande che pure nelle persone restano e suppurano, disgregando il tessuto sociale se non vengono ascoltate e affrontate.
Di qui un conflitto che ha segnato, e non dobbiamo nascondercelo, i momenti più discutibili di questa esperienza di governo. Si sono accentuati i conflitti fra le diverse componenti della città e si è diffuso un senso di impotenza derivante dalla mancanza di una chiara, coerente e condivisa linea di azione, che intrecciasse strettamente le ragioni dell’integrazione sociale e della convivenza con quelle del diritto dei cittadini a fruire serenamente della loro città. Chi ci credeva ha spesso sofferto e ingoiato qualche rospo.
Ma per fortuna in tanti casi abbiamo superato queste differenze: è successo quando siamo stati tutti capaci di non perdere di vista il fare, ma un fare di sinistra, quello che, poi, lascia la realtà migliore di quanto l’aveva trovata. È successo quando siamo rimasti (quasi) tutti lì, a scontrarci sulle differenze fino a tirar fuori l’idea giusta, e nessuno ha “rovesciato il tavolo” o lo ha abbandonato: i risultati si sono visti. Come quando per tutti gli abitanti di via Casarini, dopo un passaggio a Villa Salus, è stata trovata una soluzione abitativa stabile e sicura, creando integrazione.
Insomma siamo i primi a non negare che la convivenza in questa maggioranza è stata difficile. Ma non c’è rappresentanza efficace delle classi popolari e difesa delle loro condizioni di vita e di lavoro al di fuori del perimetro del centro sinistra: il migliore e più armonico governo di centro destra non può che rappresentare interessi, ideologie, valori antitetici. E questo vale per Bologna come per il Paese: la destra reazionaria ha già alzato la testa e quasi quotidianamente assistiamo a pestaggi a immigrati, di gay, mentre l’omicidio di Verona viene definito dal Presidente della Camera Fini (altro regalo delle elezioni) “meno grave” che bruciare bandiere; i primi provvedimenti di politica economica e sociale, annunciano una stagione di attacco allo stato sociale e di ingiustizia sociale; si ri-materializza il fantasma di una stagione parlamentare di nani e ballerine.
E a Bologna, mentre critichiamo le manchevolezze di questa Amministrazione, non dobbiamo dimenticare l’arroganza dello stile amministrativo del centrodestra, durante il “regno Guazzaloca”: la noncuranza nei confronti dei Quartieri e delle loro istanze, l’imposizione delle indimenticabili “Gocce” nel cuore di Bologna, lo scippo alla città e il “regalo” ai privati della Sala Borsa, una politica urbanistica che ha stracciato il piano regolatore concedendo permessi di costruzione in ogni spazio vuoto del territorio, la deregolamentazione del traffico, e potremmo continuare a lungo...
Invece:
- esenzione dei redditi ISEE bassi dall’IRPEF comunale che riguarda circa 1/3 dei contribuenti
- lotta all’evasione (solo nel 2007 18.200.000 euro e circa 80.000.000 nel quadriennio 2004-2007da reinvestire nella città e maggiore giustizia nell’assegnazione delle risorse ai meno abbienti);
- aumento dei posti nido e materna;
- tariffe dei servizi comunali invariate per tutto il mandato; piano straordinario di edilizia scolastica;
- chiusura delle strutture fatiscenti per immigrati e regolarizzazione dei residenti con attribuzione di alloggio (non solo Villa Salus, ma anche Ada Negri e Piratino);
- costituzione dell’agenzia per l’affitto; trasferimento delle deleghe sulla persona ai Quartieri;
- predisposizione di un Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) che dimezza il numero di alloggi previsto dal PSC dell’amministrazione Guazzaloca, frenando così consumo del territorio e speculazione edilizia, e contiene l’idea forte di nuovo riequilibrio sociale, prevedendo alloggi a canone calmierato per chi non è così 'povero' da accedere agli alloggi popolari ma è schiacciato dai costi degli affitti;
- chiusura al traffico non residente del centro storico (5 milioni di auto in meno ogni anno e diminuzione degli incidenti stradali nella ZTL del 19%);
- nuovo regolamento ERP che dà anche ai lavoratori precari l’accesso alle graduatorie.
Eccoli alcuni dei risultati di un governo di centrosinistra della città, messi in fila, nero su bianco, uno dietro l’altro. Non ne esce forse l’abbozzo di una città più giusta e solidale?
E allora perché non rivendicarli con forza, farli conoscere, insomma! Perché questo “tafazzismo” del centrosinistra e della sinistra? TUTTI INSIEME abbiamo ottenuto risultati importanti, che con il centrodestra al governo sarebbero stati (sono stati) impensabili, risultati che TUTTE LE COMPONENTI di questa coalizione possono, devono rivendicare con orgoglio, e in continuità con i quali costruire le politiche future.
Il lavoro da fare è ancora tanto, tantissimo: mille problemi ha ancora questa città, questa società, tante ingiustizie permangono e anche se su alcuni temi anche importanti nel centrosinistra prevalgono opinioni che non condividiamo (a maggior ragione è importante esserci), la sinistra sa bene che la giustizia sociale si può raggiungere solo per approssimazioni successive: non si capisce altrimenti perché nel 2004 candidarsi a governare in coalizione.
Adesso dobbiamo lavorare per realizzare tutto ciò che ancora si può in quest’anno, cominciando con il riallacciare un dialogo con i cittadini - costruttivo e non fatto di slogan - che dia fino in fondo significato alla parola programma, che adesso bisogna costruire insieme ai cittadini.
Per ripartire abbiamo l’accordo di maggioranza, che ha dentro tanto del programma di mandato: realizzare quello che contiene rappresenta una sfida ambiziosa da qui al 2009. Se questo avverrà, (ri)nascerà in modo naturale una coalizione di centro sinistra, per proporre ai cittadini di Bologna una continuità politico-amministrativa.
E questo è necessario:
- perché la sinistra è portatrice di qualcosa di prezioso: in un momento in cui rialza prepotentemente la testa un’idea confessionale di Stato, noi ne rivendichiamo la laicità, anche attraverso una differente visione del governo cittadino. È l’Amministrazione eletta dai cittadini che decide: tutti possono (devono) dire la loro, ma nessuno ha diritto di veto.
- Perché quello che conta è difendere e migliorare le condizioni materiali di vita della gente, non “segnare punto” negli equilibri politici. E domandiamoci allora semplicemente: possiamo essere più utili ai lavoratori e ai cittadini stando insieme al governo della città (ma al loro fianco!) o dai banchi dell’opposizione?
- Perché Il PD non può essere autosufficiente per il governo di Bologna: non è bene per la città, resterebbero fuori le idee e le persone che nel PD non si riconoscono, ma che potrebbero dare una grossa mano a tenere la barra delle politiche a sinistra.
Noi ci crediamo e non ci appassioniamo tanto ai nomi: non è importante chi sarà a portare avanti le idee in cui crediamo, quello che conta è che esse vengano rispettate e realizzate. Riteniamo che nella coalizione di centrosinistra ci debbano sempre essere gli spazi per il confronto e anche per il conflitto, ma bisogna insieme assumersi la responsabilità: la responsabilità di governo della città, la responsabilità verso i cittadini e gli elettori.
Per questo chiediamo a chi condivide questo appello di lavorare insieme per creare una condizione di governo futuro di questa città. C’è una sinistra a Bologna che è in grado ed ha voglia di governare. Lasciamo da parte le divisioni sterili e gli orgogli di parte: il momento è adesso.
29 giugno 2008
Maurizio Zamboni
Riccardo Malagoli
Per questo chiediamo a chi condivide questo appello di lavorare insieme per creare una condizione di governo futuro di questa città. C’è una sinistra a Bologna che è in grado ed ha voglia di governare. Lasciamo da parte le divisioni sterili e gli orgogli di parte: il momento è adesso.
29 giugno 2008
Maurizio Zamboni
Riccardo Malagoli
bologna sinistra politica
4 commenti:
Accidenti, se sono d'accordo con voi! Di questi tempi lasciare un segno di sinistra nell'amministrazione di una città così complessa non è cosa da poco. Io sono del PD, ma apprezzo moltissimo i compagni che litigano con me senza rovesciare il tavolo. Possiamo prenderci pure a cazzotti, ma poi alla fine dobbiamo anche guardarci nelle palle degli occhi e dirci: "allora, adesso che facciamo INSIEME per rendere questo posto migliore di prima? la troviamo una quadra?"
Per riprendere il grande Gaber, è sempre meglio "lasciare lì qualcosa " prima di andare via...:-)
@luposelvatico
con un ritardo ABISSALE volevo ringraziarti per l'appoggio: devo ancora abituarmi alle possibilità di interlocuzione che un blog offre, per me è uno strumento nuovo.
Le riflessioni che fai sono ogni giorno più attuali, però: con questo governo di destra, feroce, e gli sfasci che sta provocando è più che mai necessario lavorare insieme, in primo luogo negli enti locali se vogliamo contrastare le ricadute che le politiche nazionali provocheranno.
buon lavoro a tutti noi :-)
riccardo
Ho accolto con grande interesse l'iniziativa di Riccardo e Maurizio e, per la stima che ho per la loro storia politica e per il loro attuale impegno istituzionale, non potevo mancare all'assemblea del Baraccano.
Purtroppo anche nella scarsa presenza dell'occasione, si è evidenziato in particolare lo stato comatoso della sinistra: tutti a piangere sulle proprie sconfitte ed occasioni mancate, a difendere e riproporre i propri errori, nessuna proposta per tentare, da domani, un percorso dui progetto unitario.
Per quanto mi riguarda, dopo il congresso di Rifondazione, prendo atto della fine di quel progetto politico così come si era pensato dopo la chiusura del P.C.I. Il tentativo di rifondare attualizzandolo un nuovo grande Partito Comunista, finisce in un partito guidato dai gruppettari dello zero virgola e con la rifondazione di Democrazia Proletaria.
Gli altri partiti a sinistra non stanno tanto meglio e non si vede nessuna prospettiva di miglioramento.
Per questo attendo, come ho letto da qualche parte, la ripresa dell'iniziativa proposta da Zamboni e Malagoli ai quali ho visto con piacere si è unito Luca Testoni, in vista delle amministrative a Bologna, elezioni che riverseranno a cascata i problemi cittadini
ovunque: ci sarà molto da fare per chi lo vorrà.
Al prossimo incontro non mancherò, invero senza grandi speranze, ma quantomeno con il piacere della compagnia di persone serie e compagni sinceri.
Cordialmente Ivano Gualandi
Il quesito sull’utilità o meno della partecipazione al governo, sia esso locale o nazionale, è stato ed è tuttora, mi sembra, al centro delle discussioni interne alla cosiddetta sinistra alternativa.
Nella risposta che sulla base della propria esperienza forniscono Riccardo e Maurizio vi sono certamente dati incontrovertibili sui risultati raggiunti, ed ognuno di noi analizzando i primi provvedimenti assunti dal governo Berlusconi ha modo di rinfrescarsi la memoria su cosa significa avere la destra al governo.
Tuttavia non posso dimenticare che per contribuire al raggiungimento di questi risultati sia Riccardo che Maurizio hanno fatto la scelta, forse obbligata, di uscire da Rifondazione Comunista.
Quindi, forse a causa della depressione complessiva del momento, sono piuttosto pessimista sulle concrete possibilità che l’appello di lasciare da parte le divisioni sterili sarà accolto, soprattutto dalle forze politiche.
La speranza forse può essere riposta sui singoli cittadini, sui singoli elettori di quelle forze politiche ormai in via di disgregazione che sarebbero le naturali destinatarie dell’appello.
Credo tuttavia che per ottenere il concreto appoggio degli orfani di quella che fu la sinistra alternativa sarebbe necessaria la creazione di una specie di “Lista civica” (termine che non mi piace molto, ma non ne trovo uno migliore), dato che mi sembra dura pensare di andare sotto le bandiere del PD…
Si può ancora dire saluti comunisti?
Roberto Gambarota
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